Le Apnee nel sonno (OSA)

Disturbi del Sonno OSAS
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L’apnea ostruttiva nel sonno (OSA), dovuta al collasso parziale o totale delle vie aeree superiori con limitazione od interruzione del passaggio d’aria, è causa di un sonno molto frammentato e di scarsa qualità per cui il paziente si sveglia stanco, di giorno lamenta affaticamento, eccessiva sonnolenza, deficit di attenzione e di concentrazione. E’ inoltre riconosciuta come fattore di rischio indipendente per numerose patologie tra cui ipertensione arteriosa, patologie cardiovascolari, ictus e disturbi metabolici quali il diabete. Vari studi hanno dimostrato come le apnee nel sonno riducano l’aspettativa di vita (Young T. et al. Sllep 2008, Marshall N.S., Sleep 2008).

Nonostante sia presente a tutte le età, anche nei bambini, la sua prevalenza aumenta nella terza età. Si stima che in Italia siano almeno 2 milioni i pazienti affetti da questa patologia in modo medio-grave, ma solo un esiguo numero di essi sono stati diagnosticati e trattati (4-7%).

Oltre alle conseguenze sulla qualità di vita e sulla salute delle persone, l’Eccessiva Sonnolenza Diurna (ESD) che l’accompagna è poi causa di numerosi incidenti. Dai dati emersi in una ricerca dell’Università di Genova, in Italia  nel 2014, per i colpi di sonno si sono verificati 7300 incidenti con 231 morti, 12180 feriti. Per lo stesso motivo raddoppiano anche gli incidenti sul lavoro. Significativi sono anche i costi sociali come sottolineato anche nell’intesa Stato Regioni del maggio 2016; ogni anno a causa delle apnee nel sonno vengono spesi 5,200 miliardi, di cui solo 300 milioni per la diagnosi e la terapie della patologia, il resto per il trattamento delle complicanza ed i costi indiretti da incidenti.

L’OSA è comunque una patologia facilmente individuabile, esistono adeguati strumenti diagnostici e può essere trattata efficacemente.

Alcuni segni clinici creano il sospetto che si possa soffrire di apnee nel sonno. L’obesità è sicuramente uno dei fattori più importanti quando si ha un indice di massa corporea (IMC) superiore a 30, la presenza di un collo tozzo o con una circonferenza superiore ai 43 cm per gli uomini e 41 cm per le donne, una mandibola sfuggente (ipognatia o retrognatia), l’ipertrofia della lingua, delle tonsille o dell’ugola che restringono lo spazio del retrobocca.

Tra i sintomi che debbono far sospettare la presenza di apnee nel sonno è la presenza di forte russamento. Non tutti i russatori presentano apnee nel sonno, ma quasi tutti i pazienti apnoici sono russatori. Molto spesso la presenza di apnee è riferita dal compagno di letto. Il paziente generalmente non ha consapevolezza del problema ma spesso riferisce risvegli notturni con sonno agitato o con senso di soffocamento, sensazione di bocca secca, sudorazione profusa, nicturia.

Ci sono poi i sintomi diurni che ulteriormente indirizzano a sospettare la presenza di apnee nel sonno. Innanzitutto la scarsa qualità del sonno per cui la mattina, anche dopo un adeguato numero di ore di sonno, ci si sveglia stanchi, più affaticati di quando si è andati a letto. Non raramente il risveglio è accompagnato da una cefalea che tende a scomparire nelle prime ore della mattinata. L’Eccessiva Sonnolenza Diurna (ESD) è quasi sempre presente, sia in situazioni monotone come guardare la TV, ma anche con improvvisi colpi di sonno che intervengono in situazioni inopportune, mentre si stà dialogando o mangiando, ma anche durante la guida di un veicolo. Altri sintomi riferiti dal paziente con OSA è l’eccessiva faticabilità, deficit di concentrazione, di attenzione e di memoria, disturbi dell’umore con fasi depressive, ridotte prestazioni sessuali e sul lavoro.

La maggior parte dei sintomi riferiti sono dovuti a due fattori che intercorrono durante l’apnea: una riduzione fasica della saturazione di O2 e la presenza di miscrorisvegli al termine di ogni apnea, non percepiti dal soggetto, causa quindi di una scarsa qualità del sonno che appare frammentato e diminuiscono sia la fase profonda (N3) che la fase REM, al contrario aumenta il sonno più leggero (N2).

Le desaturazioni fasiche di O2 e la concomitante iperattivazione simpatica sono tra i fattori che poi causano disturbi metabolici quali il diabete tipo II (Jehan et al. Sleep Med Disord. 2018), disturbi cardiocircolatori con ipertensione sistemica, aritmie, infarto del miocardio, scompenso cardiaco, ictus cerebrale e morte improvvisa (Stransbury e Strollo 2015). Vari studi hanno inoltre evidenziato come la presenza di apnee nel sonno ha importanti conseguenze a livello cerebrale, in particolare vengono danneggiate le aree dell’ippocampo e della regione prefrontale, causa quindi di decadimento cognitivo o disturbi dell’umore (Castronovo  et al.  Sleep 2014).

Sebbene l’OSAS possa essere considerata una grave patologia per le numerose ripercussione sulla salute e la qualità di vita di chi ne è affetto, la buona notizia è che può essere facilmente diagnosticata e trattata con risoluzione completa.

L’esame che ci permette di avere una conferma strumentale della patologia e di stadiarne la gravità è la polisonnografia, considerata il Gold Standard,  che permette un monitoraggio costante di molti parametri durante il sonno (Elettroencefalogramma, movimenti oculari, attività muscolare, parametri respiratori, attività cardiaca, saturazione di O2).

La terapia consiste innanzi tutto nel fornire delle raccomandazioni per migliorare lo stile di vita. Ridurre il peso se si è sovrappeso od obesi poiché l’obesità è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo delle apnee. Evitare di assumere alcolici la sera poiché l’alcool, oltre che essere uno dei principali nemici di un buon sonno, ha un effetto miorilassante che favorisce il collasso delle prime vie aeree durante il sonno. Evitare di assumere ipnoinduttori benzodiazepinici per favorire il sonno poiché possono avere sia un effetto miorilassante ma anche deprimere i centri respiratori cerebrali. E’ inoltre consigliato di ridurre il fumo, meglio se si interrompe, poiché favorisce l’edema delle mucose delle prime vie aeree e di conseguenza l’ostruzione.

In alcuni soggetti che presentano le apnee solo in posizione supina, viene raccomandato di dormire in posizione laterale.

In molti soggetti può essere opportuno effettuare una riabilitazione logopedica atta a rafforzare i muscoli dilatatori del faringe che hanno appunto la funzione di evitare il collasso delle prime vie aeree.

Nei casi in cui l’OSAS sia di entità medio-grave e si cerchino risultati immediati, la terapia di primo impiego è sicuramente la terapia ventilatoria con CPAP. Sebbene non sempre i pazienti amino dover dormire con una mascherina, gli effetti sono generalmente così evidenti ed immediati, con un miglioramento della qualità del sonno, riduzione della nicturia, miglioramento della sonnolenza e della faticabilità di giorno, che nella maggior parte dei casi il problema è facilmente superato. E’ una terapia efficace in tutti i casi in modo immediato e soprattutto è praticamente priva di effetti collaterale.

In alcuni pazienti può essere utilizzato anche un byte che ha la funzione di spostare in avanti la mandibola  e di conseguenza la lingua, aumentando lo spazio nel retrofaringe ed evitare il collasso delle vie aeree.

Quando le altre opzioni terapeutiche non sono state efficaci o sono state rifiutate dal paziente, in casi selezionati può esservi anche l’indicazione chirurgica per allargare lo spazio nel faringe.

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